130Gramsci - Il podcast è un format di quattro puntate realizzato in occasione del 130° anniversario della nascita di Antonio Gramsci e rientra nelle iniziative del progetto annuale 130Gramsci, ideato dall’Associazione di Promozione Sociale ProPositivo e promosso da Fondazione Casa Gramsci e diversi altri partner nazionali ed internazionali per avviare una riflessione collettiva su come i valori del pensiero gramsciano possano adattarsi in chiave contemporanea per guidarci attraverso le sfide che il 2021 e l’era post-covid ci porranno di fronte.

Una produzione: Tessuto Urbano 
Ideato e realizzato da: Azzurra Lochi, Gabriella Indolfi e Ilaria Giorgi
Organizzazione: Azzurra Lochi e Gabriella Indolfi
Editing e mixaggio audio: Gabriella Indolfi
Grafiche: Ilaria Giorgi e Gabriella Indolfi
Progetto fotografico a cura di Ilaria Giorgi

In collaborazione con: ProPositivo, Fattiditeatro, GramsciLab, Lo Stato dei Luoghi, Fort Apache Cinema Teatro, Teatro Delivery Pisa, Teatro Eliseo Nuoro, Redazione Volta Pagina, Centro Interuniversitario di Ricerca per gli Studi Gramsciani - Università degli Studi di Bari

Si ringraziano per la partecipazione: Pasquale Bronzo, Linda Di Pietro, Lea Durante, Valentina Esposito, Danilo Lapsis, Alessandra Marchi, Paola Masala, Simone Pacini, Massimo Risi, Roberto Sestilli, le ragazze e i ragazzi della redazione di Volta Pagina: Veronica Carta, Antonio Cocco, Federica Cocco, Sandra Fadda, Claudia Masala, Chiara Merlin, Chiara Miscali, Elia Mureddu e le docenti coordinatrici Rita Pala e Luciana Putzolu; gli attori della compagnia Fort Apache Cinema Teatro: Alessandro Bernardini, Matteo Cateni, Massimiliano De Rossi, Massimo Di Stefano, Giulio Maroncelli, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto, Edoardo Timmi. Per le letture della terza puntata: Simone Caporossi e Viola Centi

Si ringraziano per la partecipazione al progetto fotografico: Barbara Bolognese, Anna Cadoni, Viola Centi, Davide Giorgi, Giovanni Giorni, Lorenzo Giorni, Ilaria Margutti, Martina Panini, la piccola Penelope Sanguigni, Filippo Santucci, Stella Scarafoni, Arianna Semeraro, la compagnia Fort Apache Cinema Teatro, Ortinsieme, il coro Jubilus Ensamble, Alessandro di Somma ed Eleonora Turco di Fortezza Est

130Gramsci - Il podcast è una delle iniziative della sezione “Gramsci è Teatro Sociale – come il mondo teatrale odierno commemora il pensatore e ne fa vivere l’esempio” in collaborazione con fattiditeatro

L’anima multidisciplinare, “organica e integrale” di Antonio Gramsci lo ha portato ad occuparsi di costume, società, teatro e musica, lavorando e scrivendo come critico per diversi anni. Avvenimenti che lo condurranno a ridefinire il concetto di intellettuale dal campo amministrativo, a quello informativo e artistico. Antonio Gramsci considerava il teatro, l’arte e la cultura come "guide necessarie per la formazione dell’essere umano” capaci di connettere "il presente con l’avvenire, i dominatori cogli oppressi, il sistema sociale dell’oggi colle ardite speranze del domani".

Saranno proprio le sue parole e i suoi scritti a guidarci in questo viaggio nei contesti sociali in cui il teatro, l’arte e la cultura hanno continuato ad avere un ruolo centrale nel mantenere viva la relazione tra i Luoghi e le Comunità anche durante l'emergenza pandemica: la scuola, il carcere, le periferie e gli spazi urbani.

Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.” 

- Antonio Gramsci, Quaderni dal Carcere

130Gramsci - Il podcast è anche narrazione visiva. Per ogni puntata, la nostra fotografa Ilaria Giorgi ha realizzato una storia per immagini ispirata ai temi del podcast. È nato così un progetto fotografico inedito, una mostra virtuale che si arricchirà ogni settimana, di puntata in puntata. 

"Ma se ad ogni puntata del podcast corrispondesse una ricerca fotografica?
Tutto è iniziato così con questa semplice intuizione, fatta dalle mie amiche e colleghe di Tessuto Urbano, Azzurra Lochi e Gabriella Indolfi. Un’opportunità di sperimentare, ma anche e soprattutto una sfida. Questa proposta si è concretizzata in un percorso esplorativo all’interno di varie tematiche e stili diversi che si è rivelato per me non solo un modo per esprimermi, ma anche per esorcizzare questo periodo di stasi in cui ci siamo ritrovati tutti: vederlo e studiarlo da più punti di vista, trovare luoghi e dare dei volti a ciò che avevo in mente, creare 4 visioni eterogenee, ma strettamente legate fra loro. Indispensabile per l’input iniziale sono state le lettere di Gramsci che continuano ad essere di una sensibilità straordinaria e che mi hanno dato un ulteriore punto di vista con cui vedere questo mondo, empatizzando con chi la reclusione l’ha vissuta fino alla fine dei suoi giorni, ma che ha sempre cercato di restare connesso con i suoi cari e il mondo esterno."
(Ilaria Giorgi)

"Se vuoi farmi un piacere, dovresti descrivermi una tua giornata, da quando ti levi dal letto fino a quando la sera ti riaddormenti. Cosí io potrò immaginare meglio la tua vita, vederti in quasi tutti i tuoi movimenti. Descrivimi anche l’ambiente, i tuoi compagni, i maestri, gli animali, tutto: scrivi un po’ per volta, cosí non ti stancherai e poi scrivi come se volessi farmi ridere, per divertirti anche tu."
(Lettera di Antonio Gramsci a suo figlio Giuliano, dalla raccolta "L'albero del riccio")

Descrivere la propria giornata, le speranze e le paure ai nostri cari lontani, in quest’ultimo anno di pandemia, ha assunto un significato molto più profondo. Legami che si sono stretti nonostante l’imposta lontananza, parole che ci hanno tenuto uniti, l’immaginazione che ci ha portati in luoghi ed eventi non al momento raggiungibili: il nostro quotidiano si è dovuto adattare a differenti dinamiche per trovare un nuovo equilibrio su cui fare perno. Antonio Gramsci è rimasto privo della propria libertà per undici anni, fino alla sua morte nel 1937. Ho voluto rispondere alla richiesta che lui fa al figlio nella sua lettera con lo strumento della fotografia, inserendolo nel nostro contesto sociale, per farlo viaggiare in un periodo storico che non gli appartiene, ma che ancora si ispira alle sue parole.

“Per esempio, per ciò che ti riguarda, mi interessa che tu studi bene e con profitto, ma anche che tu sia forte e robusto e moralmente pieno di coraggio e di risolutezza; ecco quindi che m’interessa che tu riposi bene, mangi con appetito ecc.: tutto è collegato e intessuto strettamente; se un elemento del tutto viene a mancare o fa difetto, l’intiero si spappola.”
(Lettera di Antonio Gramsci a suo figlio Giuliano, tratta dalla raccolta "L'albero del riccio")

Mentre si continua a discutere dell’efficacia della DAD e delle sue applicazioni future, il mondo di una persona, soprattutto dei più giovani, si può sempre più racchiudere davanti ad uno schermo o in una stanza. Sono andata in esplorazione di sette vite, ognuna differente per età, aspirazioni e bisogni, ognuna racchiusa in un piccolo spazio, nel momento della concentrazione dell’apprendimento, cercando di coglierne l’essenza e i desideri.

Per questo progetto non posso fare a meno di ringraziare tutti quelli che mi hanno aperto le porte della propria casa, dandomi un’ospitalità meravigliosa e permettendomi di completare la mia ricerca: Penny, i suoi genitori e la “mejo” carbonara di Roma di babbo Tony; Fili, la sua famiglia e la merenda con la ciaccia fritta che non facevo da quando ero bambina; Anna e la sua coinquilina Claudia - che ha fatto da tramite - che mi hanno fatto scoprire scrittrici che non conoscevo e che recupererò sicuramente; Barbara che mi ha adottata per un’intera giornata, aiutandomi a sorpresa anche per il terzo progetto fotografico e infine, per ultimi, ma non di certo da meno, Davide, Lorenzo e Giovanni che fanno parte della mia famiglia e che mi sopportano da una vita.

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”
(Antonio Gramsci - Odio gli indifferenti)

Durante il primo lockdown si parlò molto di quanto sarebbe stato difficile tornare alla "normalità" e riacquisire una fiducia nello stare insieme, poiché sempre più abituati ad una solitudine imposta e ad una certa diffidenza verso il prossimo. Come insegna Aristotele "l'uomo è un animale sociale" e, nonostante le limitazioni ancora in corso, finalmente le iniziative e le occasioni di aggregazione stanno progressivamente ripartendo. Questo terzo progetto vede come protagonista la città di Roma. Sono andata alla ricerca di alcune realtà del territorio che si occupano attivamente di rigenerazione e valorizzazione degli spazi urbani e di inclusione sociale, rappresentando un punto di riferimento non solo per il quartiere di appartenenza ma per l'intera collettività:

Fort Apache Cinema Teatro è un progetto di teatro integrato nato nel 2014 sotto la guida della regista Valentina Esposito che coinvolge attori professionisti ed attori ex detenuti o detenuti in misura alternativa che hanno intrapreso un percorso di professionalizzazione ed inserimento nel mondo dello spettacolo. In foto un momento delle prove del loro prossimo spettacolo teatrale, negli spazi della Città dell'Altra Economia al Testaccio.

Ortinsieme è un progetto di orticultura Urbana all’interno della riserva naturale della Valle dell’Aniene, in cui lotti di terreno sono stati affidati a cittadini che ne hanno fatto richiesta alle istituzioni. L’obiettivo non è solo il riavvicinamento alla natura e la sua salvaguardia e la produzione a km 0, ma anche la possibilità di confronto nella gestione delle risorse comuni, la socializzazione e - oggi più attuale che mai - la mitigazione dello stress sociale.

Jubilus Ensemble è un coro di nuovissima formazione, specializzato in canti sacri, sotto la guida del direttore Roberto Manuel Zangari. Nato dalla volontà di Barbara Bolognese, Claudia di Cola e Chiara Bulgarini di poter esprimere nuovamente la loro passione per questo genere così complesso, hanno casa nel teatro della parrocchia Sant’Andrea Corsini a Capannelle. Ringrazio, oltre ai già citati sopra, anche il resto del gruppo Carla Battelli, Francesco Ronci, Enrico Correggia, Amos Turchet e Ivan Andrieri, che si sono prestati alla mia inattesa intrusione durante le prove.

Un occhio particolare l’ho avuto per la mia Roma Est, che mi ha accolto da ormai più di dieci anni e dove ho sempre abitato, variando di quartiere.

Partendo da Torpignattara, sono andata a trovare Alessandro di Somma ed Eleonora Turco che, nonostante la pandemia, hanno inaugurato a marzo Fortezza Est: una libreria, un teatro e una biblioteca condivisa, un nuovo punto di riferimento del quartiere che nasce dalla riqualificazione di uno stabile che in passato era una bisca, dando vita ad un luogo d’incontro, arte, cultura e creatività aperto a tutti. 

CSOA Forte Prenestino, centro sociale a Centocelle, che quest’anno festeggia i 35 anni di autogestione con l’iniziativa che durerà fino ai primi di giugno RespiriAMO Conflitto, un progetto che, attraverso piccoli eventi dedicati a cultura e musica, vuole ricominciare a coinvolgere la collettività nel loro percorso di solidarietà, resistenza e lotta contro ogni discriminazione.

Infine ho girovagato per il Mercato Rionale del Pigneto e il Vintage Market Roma, sito in questo periodo all’Ex deposito Atac di Piazza Ragusa. Il primo è un punto di riferimento storico per il quartiere, il secondo è un mercato itinerante che - sin dalla sua prima edizione - ha sempre scelto come location dei luoghi alternativi e riqualificati e che mira ad una valorizzazione delle piccole realtà, artisti, artigiani e designer locali.

Nell'ultimo anno di pandemia, è stato facile sperimentare il senso di "reclusione" e "isolamento", dovuti alla sospensione domestica forzata. Sul piano lavorativo, alcune categorie sono state particolarmente colpite, poiché considerate dalle istituzioni "attività produttive non necessarie" per la situazione vigente: Arte, Cultura, Sport e Hospitality hanno avuto uno stop quasi continuativo, costringendo chi ne fa parte ad un isolamento prolungato rispetto ai tempi della ripartenza del resto delle società. Come se non bastasse, la situazione pandemica ha accentuato anche le disparità di genere, aumentando i casi di inoccupazione e disoccupazione femminile.

In questo ultimo progetto, liberamente ispirato alla quarta puntata del podcast "L'Altro Carcere", ho voluto raccontare una storia che mi riguarda da vicino, un settore che si è sentito messo da parte e di cui faccio parte anche io, quei lavori che sono la sostanza di una scelta di vita, di amore e di passione profonda, portati avanti con grande costanza, ma anche sacrificio e precarietà, lavori che si basano sulla creatività, lo studio e l'esperienza, ma soprattutto sulla relazione con l'Altro.  Per fare ciò, ho scelto sette protagoniste femminili, tutte impegnate attivamente in queste categorie. Sette donne che, nonostante la situazione critica e l’immobilità a cui potevano arrendersi, hanno saputo raccogliere le proprie energie per creare e progettare, hanno aumentato i loro sforzi pur di non fermare la propria passione e le proprie idee.   

Martina Panini, MUA e modella, ha sfruttato al meglio i suoi canali social non solo per esprimere il suo amore per il Make-Up con tutorial e consigli, ma soprattutto per proseguire e impegnarsi sempre più attivamente nella sua battaglia personale per dare visibilità a due comunità vittime di discriminazione ed ignoranza: la comunità LGBTQ+, in particolar modo quella trans e la comunità sorda.

Ilaria Margutti, professoressa di storia dell’arte, ma soprattutto artista tessile. In questo periodo, nonostante il blocco di cinque mesi della sua mostra, realizzata con Roberto Ghezzi al Palazzo Penna di Perugia (e riaperta al pubblico da poco), si è concentrata su un nuovo progetto che unisce la sua cura nell’insegnamento e verso i suoi alunni con la sua arte. È nato così “Malerba”: un omaggio alla resistenza che i ragazzi e le ragazze hanno dovuto sviluppare per sopravvivere a tutte le difficoltà che questo periodo ha posto loro di fronte.

Stella Scarafoni, responsabile comunicazione del cinema Apollo Undici di Roma e organizzatrice di eventi legati al cinema. Ritrovatasi ferma, ha deciso di ampliare le sue conoscenze nel suo settore con un corso di segreteria operativa, dove ha conosciuto quelle che poi subito dopo sono diventate le sue nuove colleghe e compagne di avventura, aprendo insieme la 7 Wonders Creative Web Agency.

Marta Diamantini, insegnante di yoga, ha terminato il suo percorso di formazione proprio durante il primo lockdown e ha iniziato il suo cammino in questa professione, sfruttando i social.

Arianna Semeraro, Bar Tender e Floor Manager, ha approfittato delle chiusure forzate dei locali per iniziare un percorso in tecniche birrarie.

Viola Centi, danzatrice e danzaterapeuta, ha conseguito durante la pandemia la Laurea Magistrale in Teatro, Danza, Cinema e Arti Digitali al DAMS dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” , continuando le sue attività come danzaterapeuta online sia come allieva che come formatrice.

Infine, permettetemi di giocare in casa con Gabriella Indolfi, attrice e performer, che con me ed Azzurra Lochi nel 2020 ha fondato il collettivo Tessuto Urbano, realizzando diverse iniziative in presenza e online tra cui questo progetto "130 Gramsci - Il podcast", dandoci l'opportunità di sperimentare insieme nuovi modi di comunicare ed esprimerci.